Caprino Bergamasco - Guida Turistica

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 Tra i monumenti religiosi la chiesa di S.Biagio è segnalata già nel 1300 come dipendente dalla pieve di Brivio insieme con le chiese di S.Maria del Bisone, di S.Maria in Celana, di S.Zenone in Cisano, di S.Giorgio in Odiago e di S.Stefano in Villasola. La chiesa di S.Biagio dovette essere riconsacrata perchè nel 1630 avvenne un fatto di sangue: una intera famiglia fu sterminata appunto in chiesa a conclusione di una terribile vendetta. La chiesa di Caprino è ricca e dotata di un famoso organo Serassi del 1851.
 Ma anche le chiese delle frazioni appaiono ricche: nella chiesa parrocchiale di Celana ad esempio, nell’ancona centrale dell’abside, c’è una celebre pala dell’Assunta firmata da Lorenzo Lotto (1527), “splendida nella luminosità del paesaggio e nell’intensa vibrazione umana del personaggio”. Ci sono opere del Ceresa e di G.Scaramuzza; questo per fare un esempio delle ricchezze disseminate in una delle chiese.
 Tutti i nuclei abitati anche minori hanno sempre rivendicato uno spirito attivo ed autonomo; ad esempio S.Antonio rimase comune autonomo fino al 1927 prima di essere incorporato nel comune di Casprino. La borgata aveva anticamente una porta al suo ingresso con una specie di cinti e risvolti merlati; ne aveva un’altra alla sua uscita verso tramontana e sulla vi di questa porta c’era un arco, prossimo all’oratorio di S.Sebastiano, demolito negli anni ’30 , con a scitta “tempore belli”.
 “Caprino, forse prima del dominio veneto, era cinto di mura, giacchè nel 1594 un Rivola commissario della valle fece restaurare la porta che vi entrava dal lato di Cisano, rovinata per antichità, come rilevasi da una lapide ora posseduta dal conte Paolo Sozzi.
 Nell’interno del paese poi erano quattro torri basse e quadre, delle quali ora rimane una sola . Due sorgevano all’ingresso del giardino Mallegori ed erano dette le torri dei Caravini dal nome di una famiglia ragguardevole, ora perduta, e che nel 1574 ebbe un Ippolito notaio.” (ROSA).
 In Caprino abbondano parchi e giardini contogui alle abitazioni delle antiche famiglie: ad esempio il parco Gerosa (casa della Contessa Vimercati-Sozzi) e il parco delle suore.